Essere ospitante oppure essere ospite? Questo è un po’ il dilemma del social eating, un evento così travolgente che in poco tempo è divenuto così trend che sono in molti a domandarsi se sia meglio andare a mangiare a casa di uno sconosciuto o se sia meglio preparare un delizioso pranzo o una eccellente cena per numerosi sconosciuti.
Punto di incontro tra chi propone e chi accetta sono i numerosi siti internet che offrono numerose tipologie di social eating. Chi cucina, cioè chi accoglie, dopo essersi iscritto a uno dei tanti portali che si dedica esclusivamente di social eating, dovrà indicare il giorno, l’ora, il menu e il relativo prezzo.
Dall’altra parte chi invece prende parte al social eating come “invitato”, paga quello che è previsto come quota e, successivamente, si presenta a questa specie di appuntamento al buio. È, infatti, anche una specie di appuntamento al buio, in considerazione del fatto che non si sa se al social eating vi siano altri ospiti, quanti possono essere e chi siano.
Pur tuttavia questa moda proveniente dall’estero è anche in grado di poter proporre diversi vantaggi sia come modo di cucinare sia come modo di degustare i piatti. Ad esempio, a chi si trova in viaggio, il social eating concede una incredibile opportunità di poter conoscere e assaggiare le specialità tipiche del luogo, come pure di poter conoscere persone e la cultura, in un modo, di certo, più vero e approfondito di quanto possa essere concessa da un ristorante.
Chi organizza potrà anche avere il piacere di condividere la propria casa e il cibo non solo dividendo le spese, ma stando anche in compagnia. Ma oltre a ciò il social eating consente anche di mettere alla prova le proprie abilità in cucina, scoprendo magari di avere delle doti nascoste e che permettono, magari in un prossimo domani, di poter anche diventare un noto e famoso chef stellato.